venerdì 15 maggio 2015

So-Stare

Ultimamente leggo molti post di genitori allarmati per i comportamenti "sbagliati" dei loro figli - spesso molto piccoli di 1 anno, massimo 2.

Morde.
Impugna male le posate.
Urla.
Butta per terra i giochi.
Mangia con le mani.
Etc...
Etc..
Etc.

Soprattutto, ciò che preoccupa di più i genitori sono: le regressioni.

"Mangiava come una principessa ora impugna il cucchiaio come una zappa."
"Era così composto a tavola ora mangia con le mani."
"Abbiamo tolto il pannolino da due mesi e da tre notti bagna il letto."
"Parlava come Andreotti ma da quando va alla materna storpia le parole..."

Etc...
Etc..
Etc.

E poi il dubbio amletico.
Verbalizzo?
Correggo?
Ma quello che preferisco "Le faccio notare che non è carino?"
Non è... carino?!?

Dopo 9 anni di maternità. Dopo 3 esperienze diverse ma con tanti punti in comune.
Dopo tanto studiare, cercare, cercare di capire, confrontarsi con amiche, colleghi, specialisti, docenti e soprattutto, dopo tanto confronto con i bambini stessi (e non solo i miei) ho l'impressione che questa urgenza di intervenire  abbia a che fare con la disabitudine a SOSTARE. 
So-stare.
Saper stare.

Saper stare in ciò che accade e osservare. 
Senza intervenire. 
Senza correggere. 
Senza ansie preventive.

"Come si vestirà al primo appuntamento se a 2 anni pretende di mangiare dal piatto come il nostro cane dalla ciotola... e chi se la sposa più?"

Naturalmente ironizzo.
Più o meno.
Ma sono certa che riuscendo a riacquistare pazienza e fiducia,  tra lasciare andare e correggere immediatamente, l'obiettivo di educare i nostri figli si raggiunga nello stesso tempo ma senza drammi e facendo grandi scoperte sulla loro personalità, sulle loro competenze, sui loro tempi di reazione e apprendimento...
Imparando, noi per primi, a so-stare, possiamo trasmettere loro un valore fondamentale: la pazienza.

Ci lamentiamo sempre della loro impazienza, del volere tutto subito. Spesso con i "capricci" esprimono la frustrazione quando non vengono rispettati i loro tempi per scoprire, sperimentare, esplorare il mondo con le loro modalità... che non possono e devono essere le nostre.
Rallentiamo noi per primi nelle richieste, nelle aspettative.
I piccoli imparano dall'esempio, non dalle parole.

Quindi: respira, fermati e osserva.

"Il raffreddore passa da solo in sette giorni e in una settimana con le medicine", recita un vecchio adagio.


Ps: questi sono i miei tre figli, in ordine crescente. Dato che ho i superpoteri di una mamma qualunque, con tre non riesco ad essere presente subito, sempre e comunque.
Cosa succede quando "succede qualcosa" e io non riesco ad intervenire tempestivamente (come riuscivo a fare con quel santo che compare in lontananza)?
Niente!
Il 99% delle volte non succede nulla. Il fattaccio come è arrivato se ne va. 

Buona sosta a tutti!

martedì 12 maggio 2015

LA SCULACCIATA

Qualche giorno fa ho fatto un salto sulla sedia!
In un gruppo che frequento su Facebook, di stampo montessoriano quindi orientato al massimo rispetto per il bambino, tra i commenti a un post salta fuori un'affermazione pro-sculacciata. 
Ma... come?!?!?!

Erano parole all'odor di naftalina ma a scriverle non era lo spirito burlone di una nonna pizzi e bacchetta ma una giovane mamma di piccolo bimbo. 

In soldoni, anzi in spicci, la signora sosteneva ancora la paleolitica teoria che una sculacciata data al momento giusto fa più che bene e non crea nè danno ne turbe psichiche. Naturalmente non tutti i giorni. Ovvio!

Come sempre accade in questi casi, non riesco, non Posso e non VOGLIO stare zitta e così, con tutta l'assertività che sto sviluppando in questi anni di duro allenamento, rispondo:
"Far soffrire un bimbo (e una sculacciata può far solo soffrire) interrompe l'azione perchè il piccolo si sente sopraffatto, non perchè capisce il motivo che sta dentro al comportamento sbagliato (e poi bisognerebbe vedere sbagliato dove, come, perchè e soprattutto: secondo chi). 
Al massimo può capire che, se lo rifà, si becca un'altra sculacciata e quindi non gli conviene. 
La sculacciata scappa, io ho 3 maschi superenergici e talvolta scappa anche a me, ma sono io che in quel momento ho perso lucidità e non ho trovato soluzioni efficaci, non loro che la meritavano. 
In quel momento ho perso!
Ho perso soprattutto una buona occasione per insegnare ai miei figli come si vive da adulti responsabili e ho  mostrato loro che è piu facile e veloce sopraffarre i deboli e gli indifesi. Esattamente il contrario di ciò che desidero trasmettere: amore, rispetto e protezione verso i più piccoli. 
Io la penso così!"